“ Ogni cicatrice, ha la sua importanza e la sua storia”
Partiamo con delle nozioni base.
Forse non tutti sanno che ….
La cicatrice è un tessuto fibroso che si forma per riparare una lesione , sul derma e
sull’epidermide. Le cicatrici non si rimarginano come le ferite normali, ma lasciano un
segno permanente sulla pelle.
– Lesione deriva dal latino laesus, participio passato del verbo laedĕre che significa
danneggiare. La lesione, porta ad un’alterazione di un tessuto e ad un
cambiamento della forma o della funzione, possono esser estese o diffuse, molto dipende
dal danno che invade i tessuti adiacenti o a distanza da essa.
– Epidermide invece è lo strato più superficiale ed esterno insieme al derma, forma la pelle, è la parte più sensibile alle variazioni, alle modifiche e ai traumi, perdendo così della
propria elasticità e del proprio aspetto.
Ci son due tipi di cicatrici in base al loro processo di cicatrizzazione:
1. cicatrice ipertrofica (per eccesso)
2. cicatrice atrofica (per difetto).
Nella cicatrice ipertrofica, il tessuto si forma in grande quantità rimanendo sempre a
rilievo e il più delle volte dolente.
Nella cicatrice atrofica, il tessuto che si forma è insufficiente e le ferite apparentemente
rimarginate talvolta si riaprono.
La cicatrice si può presentare ai nostri occhi striata, spessa o nelle migliori degli aspetti
quasi invisibile, invece in altri casi, al nostro tatto si può presentare piana, rilevata o
infossata. Quando il suo aspetto è spesso, a rilievo, infossato o per lo più di aspetto quasi
insignificante in superfice, è proprio in questi casi, che può crear problemi fisici o
psichici, dipende anche da dove è situata. La sua forma è determinata dal suo processo
di cicatrizzazione.
Per cicatrice si intende:
Interventi chirurgici
Ferite
Abrasioni profonde
Ustioni
Tatuaggi
Per quanto riguarda i tatuaggi, quelli che ricoprono un arto, un lato della schiena o
dell’addome, è una cicatrice indotta e voluta per creare su di noi qualcosa di unico che
ci rappresenti, che possono però influenzare il nostro equilibrio energetico e posturale.
Farsi tatuare è una decisione di modificare volontariamente il proprio corpo in modo
permanente. Dal punto di vista generale, la tecnica consiste nell’introdurre attraverso
degli aghi, sostanze coloranti sottopelle, creando oltre ad un bel disegno da esibire ed
esserne orgogliosi, una lesione della pelle.
I tatuaggi come le cicatrici, anche a distanza di anni, possono essere reattivi e
contenere sostanze chimiche tossiche.
Valutazione della quantità di sostanze tossiche per il nostro corpo, vengono evidenziate
attraverso apparecchiature elettroniche che ne misurano questi valori in relazione alla cicatrice.
Un’altra volta valutazione molto interessante, sono i test chinesiologici, per evidenziare la forza e la resistenza muscolare. Con i test chinesiologici si possono anche evincere
eventuali scompensi energetici nel meridiano di corrispondenza della cicatrice stessa.
Questi test son fondamentali per rilevare anche un’alterazione posturale derivante. Perché la
pelle lesionata da un tatuaggio o da un intervento chirurgico o da una ferita o da
un’abrasione profonda o da un ustione che sia, dagli strati superficiali a quelli più
profondi, attraversando anche in alcuni casi il tessuto muscolare, perde di elasticità.
CONSEGUENZE : Perdendo di elasticità, si può creare un danno alla fascia superficiale,
media o profonda che sia. Quindi ad un abbassamento del tono muscolare,
formazioni di aderenze, tensioni, che portano ad una postura scorretta.
Diamole la giusta importanza e il giusto valore.
TRATTAMENTI CONSIGLIATI a nostro umile parere è di non trascurare la cicatrice, ma
massaggiarla e trattarla per elasticizzare la pelle, ammorbidire le aderenze e tonificar il
tono muscolare.
Inoltre andare a lavorare sulle disfunzioni posturali che ha creato la cicatrice, attraverso
trattamenti di rieducazione posturale globale, che possono essere il metodo Mézières,
Rpg, esercizi propriocettivi ecc.; potendo avvalersi anche dell’ausilio di un plantare, per
correggere la postura che è stata scompensata.
di ANNA MAGRI
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